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I desideri non invecchiano quasi mai con l’età

È un verso della canzone di Franco Battiato, ma potrebbe anche essere la colonna sonora della vita di Sara Enea, mamma e atleta paralimpica dell’arte marziale Taekwondo, che si è trovata ad un passo dal realizzare il sogno Olimpico

25.05.2021 13:16

di Claudia Rivizzigno

“Sono molto soddisfatta di ciò che è stato e di ciò che ho fatto, ho dato tutta me stessa e sono pronta per ricominciare ad allenarmi”, così esordisce Sara, la tempra della vera sportiva, di ritorno da Sofia per le Qualificazioni Olimpiche. Un argento amaro che seppur non le lascia il pass diretto per Tokyo, significa davvero tanto per lei e per il movimento del Taekwondo. Non solo, Sara Enea classe 1978, è la dimostrazione che i sogni non hanno età.

Quando e perchè hai iniziato a praticare Taekwondo?

“La mia passione per il Taekwondo nasce in età adulta grazie a mio figlio, che ha cominciato a praticarlo da bambino. Sono rimasta affascinata e incuriosita da questa arte marziale e il primo a vedere una predisposizione in me è stato il Maestro Isacco Simeone, coinvolgendomi negli allenamenti che prima osservavo dagli spogliatoi.”

Quando hai capito che il Taekwondo non sarebbe più stato solo una passione ma una possibilità concreta di fare sport ad alti livelli e di far parte quindi della Nazionale Italiana?

“Nell’Aprile del 2017, dopo l’oro ai Campionati Italiani Parataekwondo, ho ricevuto la mia prima convocazione in Nazionale al Centro di Preparazione Olimpica Giulio Onesti; ma la vita quell’anno non mi ha sorriso e a causa di problemi di salute ho dovuto rimandare l’esperienza. Solo un anno dopo e grazie all’aiuto del Maestro Domenico L’Erario, sono ritornata sul tatami più pronta che mai. Domenico mi ha risollevata dal punto di vista fisico e mentale, ha creduto in me prima che lo facessi io e dopo poco è arrivata la seconda convocazione in Nazionale. Lì ho iniziato a credere di potercela fare.”

Com’è stata l’esperienza in Nazionale, cosa ha significato per te allenarti con ragazzi più giovani e preparati?

“L’atmosfera che si crea al Centro di Preparazione Olimpica è inspiegabile, respiri Taekwondo, ne senti la vera essenza e ti confronti con persone che ci mettono il cuore in quello che fanno. Allenarmi con loro è stato appagante e stimolante ma anche difficile, perché ha evidenziato i miei limiti e mi ha portata a dare il massimo dal punto di vista fisico e mentale, per superarli. Voglio ringraziare il Direttore Tecnico della Nazionale Italiana, il Maestro Claudio Nolano e il responsabile della Nazionale Parataekwondo, il maestro Giovanni Lo Dolce per avermi seguita e supportata.”

Quando è arrivata la consapevolezza del sogno Olimpico?

“L’anno scorso ho iniziato a sentir parlare di qualificazioni olimpiche e, grazie ad un lavoro sinergico del mio Maestro e dei tecnici della Nazionale, ho iniziato ad allenarmi focalizzando quell’obiettivo. Nonostante la pandemia mondiale in corso e le difficoltà alle quali tutti siamo andati incontro a causa del periodo di lockdown, ho avuto la possibilità di continuare ad allenarmi e per questo dovrò sempre esser grata al Maestro Domenico L’Erario che ha tenuto aperta la sua palestra solo per me e ha creduto per primo in quel grande progetto che erano le Olimpiadi.”

Sei davvero un esempio non solo nello sport ma per tutte quelle donne e quegli uomini che pensano ci sia un tempo massimo da dedicare ai sogni, tu hai dimostrato che non è così. L’esperienza di Sofia credo sia stata una rivalsa anche dal punto di vista personale, come l’hai vissuta?

“Secondo alcuni sono stata l’emblema delle Qualificazioni Olimpiche a Sofia: per l’età e il mio essere mamma, anche la mia avversaria si è congratulata con me. Sono davvero soddisfatta di ciò che ho fatto, nonostante la poca esperienza in ambito internazionale, mi sono allenata tanto e con fatica, sento di aver dato tutta me stessa e di aver mostrato quanto ci tenessi a vivere quel momento, più che alla vittoria stessa.”

Tuo figlio e la tua famiglia supportano la tua passione per il Taekwondo e il percorso che hai intrapreso in Nazionale?

“La mia famiglia mi ha sempre sostenuta e mi ha spinta a non abbandonare il Taekwondo, anche dopo i vari interventi subìti. Non hanno mai pensato che non potessi farcela e hanno convinto anche me. Mio figlio è orgogliosissimo della sua mamma, dopo l’incontro di Sofia la prima chiamata è stata per lui che, emozionato, mi ha ribadito quanto fosse contento per me e che in futuro mi aspettano tante altre sfide bellissime. È sempre molto ottimista e mi spinge a dare il massimo.”

Chi è la Sara del Taekwondo, rispetto a quella del passato?

“Grazie a questa disciplina sono una donna diversa, ho imparato ad apprezzarmi come persona e credo, ad un certo punto, di aver ricominciato la mia vita: sono infatti subentrate una consapevolezza, un'autostima e una forza interiore che prima non avevo. Ci ho messo un po', la vita mi ha messo tanto alla prova ma credo di aver vinto e di quella ragazzina insicura a cui a 12 anni hanno dovuto asportare un arto a causa di un cancro, è rimasto ben poco. Da 5 anni non utilizzo più la protesi esterna e ho realizzato una delle vette più alte della carriera di uno sportivo: la partecipazione alle Qualificazioni Olimpiche. Spero e sogno di andare ben oltre.”

 

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